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Trasformazione digitale: tutti ne parlano ma cosa è veramente? IKEA insegna.

200 milioni di copie nel 2016 in 32 lingue e cinquanta mercati: sono i numeri dello storico catalogo IKEA. Cifre da far impallidire la Bibbia, il Corano e Harry Potter.

Per milioni di persone una vera fabbrica dei sogni da sfogliare alla ricerca di quel divano o quel tavolo che avrebbe abbellito la propria casa.

Alcune biblioteche nel mondo ne conservano gelosamente i primi esemplari, diventati un vero oggetto di culto.

“È stato uno dei nostri prodotti più conosciuti e amati per 70 anni, ispirando miliardi di persone in tutto il mondo”, ha detto il manager Konrad Grüss.

Con queste parole, qualche giorno fa, la multinazionale svedese ha annunciato che quello del 2021 sarà l’ultimo catalogo cartaceo: si passa al digitale.

Il motivo è molto semplice e razionale: lo scorso anno le vendite online sono aumentate del 45% con 4 miliardi di visite sul sito. Per non parlare del successo delle app e dei social.

Nuove tecnologie come la realtà aumentata sono una chicca per il consumatore che ha, così, la possibilità di proiettare i mobili sulle pareti della propria casa.

Il caso del catalogo IKEA è emblematico di cosa significhi trasformazione digitale: abbandonare qualcosa di “fisico” per tramutarlo in virtuale.

È già successo qualche anno fa con gli elenchi telefonici o le PagineGialle ed è un segno dei tempi che cambiano.

″All’inizio la gente rifiuta di credere che una nuova cosa strana possa essere fatta, poi iniziano a sperare che possa essere fatta, poi vedono che è possibile farla – poi è fatta e tutto il mondo si chiede perché non è stata fatta secoli prima.”
(F. H. Burnett)

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