Blog

Al lavoro quattro giorni a settimana: in Italia si può?

Ottanta ore.

Era l’orario di lavoro medio settimanale in agricoltura alla fine dell’Ottocento. Il 
doppio rispetto a quello previsto oggi dalla stragrande maggioranza dei contratti nazionali.

Proprio il tempo passato al lavoro e l’equilibrio con la vita privata sono temi caldi
nel nuovo scenario profilatosi in epoca post Covid.

Lo smart working, soprattutto nelle grandi città, è una delle misure più apprezzate
soprattutto tra i giovani. Ma si parla sempre più di settimana corta, ossia di
orario di lavoro distribuito su quattro giorni.

Le opzioni sono molteplici e sono lasciate agli accordi tra le parti: dal 
riproporzionamento della retribuzione al mantenerla invariata, dalla riduzione
dell’orario settimanale a 32 o 36 ore alla conservazione delle 40.

All’estero, alcuni paesi sono già partiti. Vediamo lo stato dell’arte.

Belgio

È stato addirittura il governo a scendere in campo: a seguito di un provvedimento
dello scorso novembre i lavoratori potranno scegliere di lavorare spalmando
l’orario settimanale su quattro giorni a parità di stipendio.

Inghilterra

61 aziende a cui fanno capo oltre 3300 lavoratori hanno messo in campo un 
programma di 6 mesi con settimana corta. I risultati sono stati molto confortanti
tant’è che il 92% delle aziende ha deciso di rendere permanente la nuova
organizzazione. Il modello è stato codificato “100 – 80 – 100”:

– 100% della retribuzione

–   80% dell’orario

– 100% della produttività

Islanda

Tra il 2015 e il 2019 è stato condotto un progetto di riduzione dell’orario
settimanale a 35-36 ore a parità di stipendio. Progetto ritenuto un successo posto
che la produttività non ne ha risentito.

Giappone

In un paese dove la morte per il troppo lavoro miete molte vittime, Microsoft è
andata controcorrente sperimentando fine settimana di tre giorni per un mese.
Risultato: efficienza aumentata del 40%.

Nuova Zelanda

Il colosso Unilever sta attuando un programma con 81 dipendenti con settimana
di 4 giorni lavorativi per un anno a piena retribuzione.

“Il nostro obiettivo è misurare le prestazioni in base all’output, non al tempo:
riteniamo che i vecchi modi di lavorare siano obsoleti e non più adatti allo
scopo”, ha affermato il CEO Nick Bangs.

Se l’esperimento avrà successo, verrà esteso ad altri paesi nel mondo.

Italia

Nel nostro paese solo qualche timido tentativo. Spiccano i casi di Awin Italia e 
Carter & Benson che hanno deciso per la settimana corta a partire dal lockdown.
Entrambe hanno riscontrato un aumento del morale dei dipendenti, della 
produttività ed un maggior coinvolgimento senza conseguenze su fatturato e
risultati.

Perché questa nuova tendenza prenda piede sarà necessario un cambio
culturale

Una recente ricerca di Francesco Armillei su dati ISTAT riporta che l’11% degli
italiani lavora più di quanto previsto dal proprio contratto, percentuale che cresce
per la fascia dei laureati: 19%.

Come faranno le aziende che richiedono prestazioni extra ad adattarsi a questa
nuova realtà?

Fabio Columbano

Fonti:

Euronews, Factorial, Will_ita

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *