
Tenacia, forza di volontà, voglia di non arrendersi. Gli psicologi, con Pietro Trabucchi in testa, la chiamano resilienza, ossia la capacità di fronteggiare in maniera efficace le difficoltà e gli eventi negativi. Tutti gli esseri umani ne sono dotati, chi più chi meno. Ma solo a pochi capita di trovarsi di fronte a sfide al limite del possibile. È il caso di Giacomo Jack Sintini, pallavolista…
Forlì, marzo 2011. Il trentaduenne Sintini gioca con la squadra locale e un obiettivo in testa: le Olimpiadi di Londra dell’anno successivo.
Sembra tutto perfetto nella vita di questo ragazzone romagnolo: una carriera costellata dai trionfi di Perugia e Macerata, l’oro europeo da regista con la nazionale di Gian Paolo Montali, il matrimonio con Alessia e la nascita di Carolina.
Fino a che…
Una mattina Jack si sveglia con un dolore fortissimo alla schiena. È reduce da una partita e lo attribuisce a un problema muscolare. Stringe i denti, finisce il campionato con il cortisone ma il dolore non va via. Si mette a riposo e prova a risolverlo con il nuoto ma, dopo un iniziale sollievo, proprio in piscina avverte un dolore mai provato, insopportabile, al punto che rischia quasi di affogare. Lì capisce che non può essere un’infiammazione e decide di farsi vedere.
“Temevo fosse a rischio la mia carriera. Ma non era così: era molto peggio.”
Il responso è tremendo: tumore al sistema linfatico, già arrivato al quarto stadio. Durante l’estate scende da novantuno chili a sessantanove, ma nonostante la chemio, le terapie, il suo impegno, il male avanza.
I medici provano ad aumentare la dose di farmaci con effetti collaterali devastanti che lo inducono quasi a mollare. Giacomo pensa alla figlia: “Non volevo che crescesse pensando che suo padre non aveva voluto lottare.“
La situazione è disperata e così i dottori giocano l’ultima carta: un autotrapianto di midollo.
Jack reagisce, migliora, esce dalla clinica, torna a casa e già si sente un miracolato.
Ma è dopo che accade qualcosa d’incredibile…
A poco a poco, ricomincia a muoversi e a giocare con la palla. Migliora e a tornare in campo ci fa un pensierino. Poi due. E a grande fatica riesce a ottenere un certificato di idoneità.
Finché un giorno squilla il telefono: è il DS del Trentino Volley, la squadra più forte d’Italia.
Hanno un problema: il palleggiatore polacco Lakasz Zygadlo se n’è andato. C’è un posto libero in squadra, da riserva. Il titolare, anzi il titolarissimo, è il brasiliano Raphael. Ma poco importa: è l’occasione per ricominciare.
Il 14 Ottobre 2012, diciotto mesi dopo la sua ultima partita, Giacomo torna sul terreno di gioco in un match della Coppa del Mondo per club. Pochi minuti ma hanno un sapore dolcissimo.
In quel campionato, nonostante le tante partite della sua squadra, gioca poco. Si impegna tantissimo ma è un giocatore molto lontano da quello che era prima del linfoma.
La squadra, invece, va a gonfie vele e raggiunge la finalissima contro Piacenza, un osso duro. La serie, al meglio delle cinque partite, è altalenante: 1-0, 1-1, 2-2, 2-2.
Alla vigilia della sfida decisiva, il destino ci mette lo zampino: il fortissimo Raphael, colpito da una pallonata, si rompe un dito. E sai a chi tocca?
Proprio così: tocca a Jack, quello che non è titolare da ormai due anni, che pesa quindici chili in meno rispetto a prima della malattia, che nessuno può sapere come reagirà alla pressione.
È il 12 maggio 2013. E sai che succede?
Giacomo Sintini gioca tutti i cinque set di quella epica partita conducendo la sua squadra alla vittoria e allo scudetto. E la sua prestazione è così straordinaria che viene eletto MVP, miglior giocatore della finale.
Giacomo smette di giocare ma non dimentica. Scrive un libro, costituisce una Fondazione che finanzia la ricerca contro le leucemie e gira l’Italia per raccontare la sua storia.
“Mi chiedo cosa posso fare di buono, come posso restituire un po’ di quello che ho ricevuto: ho una seconda chance. Cerco di raccogliere fondi per la ricerca. Cerco di confortare raccontando la mia storia. Cerco di infondere negli altri la stessa fiducia dalla quale sono stato circondato.” Giacomo Sintini
Fonte: il libro “Goals” di G.L.Vialli