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Come creare un unicorno Made in Italy grazie al digitale: la storia di Yoox e Federico Marchetti.

Cavalli bianchi con un corno al centro della fronte. Sono gli unicorni, figure mitologiche simbolo di purezza e castità per i Cristiani. In Harry Potter sono portatori di magia e, in generale, rappresentano qualcosa di bellissimo difficile da catturare.

Nella Silicon Valley assumono, invece, tutto un altro significato: si definiscono unicorni quelle startup che passano da zero a un miliardo di dollari di valore in poco tempo. Tanti gli esempi: Facebook, Uber, Airbnb, Spotify, solo per citarne alcuni.

E in Italia?

Il Belpaese non è terra di unicorni ma ha una bella storia da raccontare. Quella di Federico Marchetti, figlio di un magazziniere e di un’impiegata.

La sua favola inizia alla fine degli anni ’80 quando, allora ragazzotto, parte da Ravenna per Milano, destinazione Bocconi.

Laurea con 110 e lode, un’esperienza di 3 anni nella finanza e un master alla Columbia University prima di aprire una startup inseguendo un sogno: vendere moda online.

Un’idea utopistica in anni in cui neanche i grandi marchi credono alle opportunità del web e i loro siti sono dei semplici fermacarte digitali. Tantomeno le banche d’affari e gli investitori che ascoltano perplessi il business plan di questo ragazzo senza neanche una lira in tasca.

È un’epoca difficile, di sfiducia dilagante a seguito del crash della bolla new economy.

″Non avevo soldi. Non avevo niente. E dovevo vincere lo scetticismo generale. Tutti mi dicevano: è impossibile, nessuno comprerà vestiti online.”

Ma Federico non molla fino a quando accade l’incontro che gli cambierà la vita. Quello con Elserino Piol, padre del ventur capital in Italia che scommette su di lui mettendo sul piatto 3 miliardi delle vecchie lire.

Nel 2000 nasce Yoox, primo e-commerce di lifestyle al mondo.

I segnali sono incoraggianti già dall’inizio: la startup inizia a correre offrendo la sua infrastruttura di know-how digitale ai grandi della moda.

″Uno dei primi acquisti lo fecero delle suore di clausura nell’estate del duemila. Ricordo che comprarono delle scarpe. Probabilmente pregarono per noi e ci portarono tanta fortuna.”

L’esplosione dal 2006 quando gestisce i siti di una trentina tra i marchi più prestigiosi al mondo. Tutti lo cercano: da Gucci ad Armani, da Fendi ad Hermès.

Il resto è una cavalcata straordinaria con la quotazione in Borsa e una notorietà che porta il New York Times a definirlo “l’uomo che ha portato la moda sul web”.

Nel 2015 a seguito della fusione con Net-a-Porter nasce Yoox-Net-a-Porter, un colosso planetario con oltre 4,3 milioni di clienti in 180 Paesi e un fatturato annuo di 1 miliardo di dollari.

Nel 2018 vende al gruppo Richemont ma rimane amministratore delegato fino a qualche giorno fa quando lascia la mano annunciandolo sul suo profilo Instagram.

Tante le iniziative che lo faranno ricordare come imprenditore visionario e innovatore con grande attenzione al ruolo della donna in azienda e alla sostenibilità.

Ma, probabilmente, passerà alla storia per aver dato vita al primo unicorno italiano.

“In futuro il lusso sarà Made by Humans” F. Marchetti

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